10
strutturata sul legame relazionale, bensì sull’economia e magari ci ritroviamo sul tavolo tante belle bollette da paga-re.
Come incide questo sul nostro rendimento? Saremo comunque disposti a prodigarci nel nuovo anno per un PON, pur sapendo che il tempo speso, il risultato ottenuto e l’impegno profuso è contraccambiato da un compenso irriso-rio? Andremo comunque a proporci per una funzione strumentale retribuita con la leggerezza di una meringa? Op-pure al richiamo della dirigente in sede di apertura dell’anno, faremo finta di essere indifferenti, sperando che nes-suno ci interpelli? E con le uscite didattiche come la mettiamo?
La nuova contrattazione sembra essersi dimenticata di tutte queste questioni che già dai primi giorni di settembre inizieranno a delinearsi.
Proviamo a dare qualche risposta. Sicuramente le spese fisse sono un dato di fatto e difficilmente si riescono a ri-muovere, quindi se è vero che lo stipendio del docente italiano sia nettamente inferiore alla media mondiale, di fronte all’ostacolo della spesa, è necessario aguzzare l’ingegno e trovare soluzioni alternative. Insomma, verrebbe da pensare che a fronte di una bassa retribuzione bisognerebbe “stringere la cinghia”, in realtà una politica di ridu-zione dei costi e di ottimizzazione delle risorse, ci aiuterebbe a essere più responsabili e ponderati nelle scelte, cer-cando di dare sempre priorità ai bisogni primari, evitando di cadere in una vita carica di vanità, ma vuota di valore.
Per le funzioni strumentali, come per tutte le altre attività retribuite dalla scuola, il movente che spinge il docente ad accettare l’incarico, sembra collocarsi nell’ambito della virtù teologale della speranza, la speranza che nei prossi-mi anni per effetto della copertura di questi incarichi, avremmo più punteggio, più esperienza, più competenze e pertanto potremmo rimpinguare la nostra cassetta dei risparmi.
Senza ombra di dubbio, e ci avviamo alla conclusione, il docente, se è tale per chiamata e non per diletto, sarà sem-pre soddisfatto della sua grande missione ed anche se deluso da un contratto non adeguato ai rincari degli ultimi anni, sarà sempre orgoglioso di ricoprire questo prestigioso incarico. Il problema subentra quando si è docenti per convenienza, o per ripiego, o per qualsiasi altro motivo non legato ad una vocazione; lì diventerà tutto pesante ed un contratto non adeguato sicuramente impatterà negativamente anche sul rendimento.
A conclusione dell’articolo ci sentiamo di dare al lettore il consiglio di uscire da una logica della vita parametrata solo sull’economia che per quanto importante non sarà mai capace di rendere fecondo e profondo un rapporto di stima, amicizia e fiducia che si instaura in una classe, con i colleghi, con la comunità; resta però inteso che bisogna lottare per i propri diritti, per avere una retribuzione equa, per dare dignità ad una categoria che sta avendo un ver-tiginoso crollo dignitario.
Essere docente significa mettere al centro della propria vita il prossimo e per far ciò, non sono certamente sufficienti le sole ore curricolari, pertanto la scuola dovrebbe riconoscere a tutto tondo questo lavoro continuo in un sentiero irto di pericoli quali responsabilità, denunce, fraintendimenti, maldicenze e chi più ne ha, più ne metta.
Ma oltre questo, non abbiate paura di essere docenti: se sentite quel-la voce dentro di voi non reprimetela, ma spende-te tutto quanto è in vo-stro potere per condur-re una generazione che ha bisogno di vere guide e veri educatori.
1. G. Moraca, La retorica
del buon padre di famiglia,
17-06-2019, Articolo pub-
blicato su «Il Tascabile» di
Treccani,
https://
www.iltascabile.com/
societa/padre-di-famiglia
,
consultato il 14/08/2023.