Le ‘note’ e la ‘sinfonia’, la coralità, di cui parla Vecchioni (cf articolo del N. 2 qui) sono la metafora per comprendere, ‘prendere insieme’ gli elementi e interpretarli nella ‘intentio’ dell’Autore. Qual è l’intentio dell’Autore in tuo Figlio? Quanto ne siamo consapevoli tutti, anche il Figlio? Entriamo nell’Opera (Nota allo spartito: Ascolta e guarda il video, poi continua a leggere, altrimenti lascia perdere! qui). ‘La giovane Direttrice (giovane in sanscrito ‘yuvan’, forte, eccellente, che respinge, combatte) attacca il pezzo inconsapevole. Muti si alza. La prima parola del Maestro?: -Fermati!’ La combattente deve cogliere quel preciso momento: Fermati! (Gn 22, 11-14). Poi: ‘-Vai. Attacca: -Aspetta. Non funziona l’attacco! … Prova a fare una volta, per tua esperienza … invece di fare … fai … e ti fermi. Vediamo cosa succede’. La giovane è emozionata e deferente (non sempre i nostri Giovani! Non importa! Ora tu devi ascoltare per dirigere, non solo ascoltare!): ‘–Prova a fare una volta, può darsi che non funzioni, non lo so’. (È sincero Muti mentre lo dice. In quel momento sa e non sa. Bisogna provare con “quella Giovane”). È una novità anche per lui. Sta ‘poietando’ con lei e con l’orchestra. ‘Muti avvia l’attacco: -Capito?, dice con aria sorridente, benevola, ricca di amore, soddisfatta. Muti: –Molte volte il nostro secondo movimento crea problemi’. Genitore, se tu hai fretta e aggiungi movimenti non necessari, disorienti l’orchestra, cioè, il Figlio con i moti dell’animo. ‘Quando l’orchestra sa che cosa vuoi …’. Il Direttore-Genitore e il Figlio-Direttore devono sapere alcune cose. Devono conoscere il testo del Compositore. C’è un testo scritto nel cuore del Giovane, di quella Famiglia, e l’Autore non è totalmente sconosciuto. Si coglie poco alla volta, ripetendo, riprovando con pazienza. Occorre tempo. Da ‘prima della nascita’ a ‘quando accadrà il segno’ (cf Lc 2, 8-13). Qui si annuncia ‘una grande gioia’ e ‘il segno’ sarà di poca apparenza, comprensibile avendo un cuore semplice, senza troppe precomprensioni, ma alcune occorrono, quelle che indicano il cammino: Verità,volontà, pazienza, attesa, scoperta, stupore, sapere di camminare verso l’annunzio di una grande gioia. Il cammino non deve essere un tormento né per i Genitori, né per il Figlio, né per la Famiglia: un’orchestra nella quale ogni elemento suona ascoltando gli altri componenti, come un coro, altrimenti, l’esecuzione sarà ripetitiva, meccanica, esatta, ma anonima, estranea all’Autore, all’ ‘intentio’. ‘Muti: -L’orchestra è sensibilissima a queste cose’. Gli orchestrali sono le potenze dell’anima e le sue aspirazioni. Qui non possiamo sbagliare! Il segreto è fare poco, accanto, dirigendo con delicatezza. ‘Poi la breve pausa. Quello stacco di silenzio sottolinea la frase musicale. E il Maestro riprende con brevi, susseguentisi e legati movimenti della mano, accompagnando le note nello scorrere sereno: –È meglio, perché così tu li aiuti perché loro (leggi le ‘potenze dell’anima’, ‘i sogni del Giovane’) si muovano diversamente: davano l’impulso in quattro’. Aiutiamo il Giovane ad ascoltarsi dentro, a vedere come le diverse componenti interiori si muovano. Le potenze dell’anima, è vero, non sono disciplinati orchestrali. Sicché, molte volte dovremo lasciare solo il Giovane, nel segreto del cuore. Lui saprà che ci siamo e, anche se solo di rado dovesse chiederci qualcosa, e alla nostra risposta ci contraddicesse, quello che avremo fatto o detto con rettitudine di cuore darà il frutto sperato. Ma, attenzione, andiamo verso una terra che non sappiamo quale sarà! Siamo in ascolto-attesa. Per questo, la metafora della ‘direzione di orchestra’ nell’esecuzione di ‘un brano non nostro’ ben si adatta al ‘tema’. E la parola ‘tema’ fa capire a quale compito ci prepariamo: ci prepariamo a riconoscere la melodia e ad individuare il tema musicale del Figlio. Pur