Agorà IRC
ANNO II - N. 1 - gennaio 2021 - www.agorairc.it - www.uilscuolairc.it
RIVISTA ON-LINE DEI DOCENTI DI RELIGIONE CATTOLICA
I sincacati sono i promotori della giustizia sociale, per i diritti degli uomini del lavoro, nelle loro specifiche professioni. La lotta per i diritti è un normale adoperarsi per il giusto bene; non è una lotta contro gli altri(cfr. Giovanni Paolo II Laborem Exercens, 20)
I sindacati sono promotori della lotta per la giustizia sociale!
“Ognuno di noi è artista della propria vita: che lo sappia o no, che lo voglia o no, che gli piaccia o no.”
Zygmunt Bauman
SCELTE
IN COLLABORAZIONE CON


EDITORIALE di G. FavillaScelte
02
10
ASPETTI: a cura di D. De LaurentiisLa Continuità Didattica
L'INTERVISTA Prof. Dario Sessa, ISSR "Donnaregina" Napoli
12
IN QUESTO NUMERO
______________
Anno II - n. 1 - gennaio 2021 Pubblicato su www.magglance.com/uilscuolairc
DIRETTORE Giuseppe Favilla VICE DIRETTORE Giuseppe Esposito REDAZIONEPaolo BellintaniMonica Bergamaschi Diletta De LaurentiisGiuseppe Esposito Giuseppe Favilla Marcello GiulianoPasquale NascentiAndrea Robert Elena Santagostini Francesco Sica
GFEDITING2021
06
STORIA DELL'IRC? di P. NascentiLa nascita dell'IRC: il Concordato


EDITORIALE
______________
SCELTEdi Giuseppe Favilla*
DIDATTICA a cura di F. Sicaimparare la Bibbia recitando
APPROFONDIMENTO a cura di M. GiulianoLa Famiglia e la Via della Vita
VIRA SINDACALENotizie varie e riflessioni.
14
16
21
Il numero 1 di Agorà IRC 2021 ha un titolo sintetico che apre a molte riflessioni e congiunture iniziali e in questo numero sostanzialmente sono tutti presenti. Quando lo scorso 18 dicembre si è riunita la redazione molte sono state le riflessioni riguardo su cosa far ruotare questo numero. La prima considerazione era se concentrare le riflessioni sul “concorso irc”, ma abbiamo deciso di riservare la riflessione a dei numeri supplementari, abbiamo operato una scelta efficace e utile per tutti i colleghi interessati.
Il Numero di gennaio conterrà invece una riflessione a più voci che ruota intorno alla Scelta di avvalersi dell’IRC; l’orientamento universitario e il ruolo che hanno i diversi attori nelle scelte di studio e professionali e le motivazione che sono sottese a tale scelta, non solo gli studenti ma anche il ruolo della famiglia.Abbiamo dato voce anche a due Direttori di Istituto di Scienze Religiose e a tre Direttori Uffici IRC di tre diocesi italiane.  Ma essendo anche un periodo caldo, seppur nel freddo inverno che stiamo vivendo, approfondiremo con due articoli due tematiche legate alla futura scelta dei docenti di religione.Coordinatore Nazionale UIL Scuola IRC
2
INTERVISTA a cura di E. Santagostini Il rapporto fra le curie e gli ISSR locali  
19


Tutta la nostra esistenza ruota attorno a delle scelte. La nostra stessa professione docente di religione cattolica si basa a partire dal 1985 su una scelta operata da parte degli studenti. Oggi l’85% degli studenti frequenta l’IRC e noi, come professionisti, ogni giorno ci poniamo di fronte a delle scelte di tematiche, occasioni di dialogo e approfondimento, nel solco di quanto indicato nelle Indicazioni Nazionale per l’IRC, per rendere sempre attuale e affascinante un insegnamento che non è solo un “riversamento” di nozioni e concetti, ma che è l’instaurazione di un rapporto sinergico con lo studente, entrando così in una relazione empatica tale da superare e oltrepassare quei confini scolastici, quali la paura del brutto voto o l’attesa di un bel voto, ed entrare nella dimensione vera dell’educazione: far venir fuori quelle potenzialità e quelle competenze di vita già presenti nello studente di qualsiasi età, ma che con il premuroso accompagnamento del docente diventa ulteriore momento di crescita e consolidamento. L’ora di religione cattolica, così intesa, non è più solo un momento di discussione di tematiche di attualità, come spesso i colleghi di altre discipline intendono, ignari delle Indicazioni Nazionali per l’IRC. Ma si tratta di una lettura guidata da indicazioni di carattere etico-morale, storico e teologico, della realtà che circonda l’alunno di ogni età. Una lettura principalmente della propria condizione di vita che si apre contestualmente alla lettura della società. È affascinante come ad ogni livello ciò si realizza in modo quasi naturale, come sviluppo stesso della disciplina. Per gli studenti di tutte le età queste scelte di vita vengono fatte periodicamente attraverso incontri e proposte di orientamento. Per i più piccoli è operata dalle famiglie. La prima scelta che un genitore si trova a fare se scegliere la scuola statale o paritaria e tra queste se di stampo confessionale o laico. Questa prima scelta è garantita dalla stessa legge del 10 marzo 2000, n. 62 - Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione. Un secondo momento di scelta è il percorso di studio una volta terminato il primo ciclo di istruzione (primaria e secondaria di primo grado), ogni studentessa e studente, è chiamata/o a scegliere il proprio percorso: liceale oppure tecnico-professionale e anche in questa occasione che vengono fuori gli orientamenti di vita ed è bello come al primo anno della scuola secondari di secondo grado un visione del proprio futuro e che spesso al termine degli studi, a gennaio dell’ultimo anno, se ne ha uno diametralmente opposto. In questa fase si inserisce l’orientamento universitario che poi determinerà anche la professione lavorativa. Gli open day universitari rappresentano un momento importante, non solo per presentare strutture e percorsi di studio, ma anche quella che sarà poi la realizzazione della vocazione di coloro i quali si affacciano ai diversi indirizzi di studio. In questa contesto che si colloca anche la scelta di studio quali le scienze religiose o la teologia, con la
EDITORIALE
3


conseguente, quasi necessaria successiva professione insegnante di religione cattolica. Tale scelta oggi porta una duplice consapevolezza, di natura giuridica, approfondita nei numeri scorsi: la scelta se partecipare ad un concorso selettivo così come proposto dalla politica e dall’Amministrazione (art. 1bis legge 159/2019), irrispettosa della professionalità maturata in lunghi anni di servizio da oltre 10mila IdR, oppure tirarsi indietro lasciando ai più giovani tale opportunità, che di certo, se ne avranno l’occasione (certificato di idoneità diocesano) non se la lasceranno, giustamente per loro, sfuggire. Ad oggi però sono chiari due punti: 1. l’intesa del 14/12/2020 prevede un concorso selettivo; 2. ad oggi non c’è alcun bando. Le OO.SS., la Uil Scuola IRC per prima, hanno sottolineato la necessità di riaprire un tavolo di lavoro con il Gabinetto del Ministro per determinare un’azione politica a favore della professionalità maturata dei docenti precari storici di religione cattolica. Concludo con le parole di Zygmunt Bauman che sono di una profondità umana sempre attuali e vere: “Ognuno di noi è artista della propria vita: che lo sappia o no, che lo voglia o no, che gli piaccia o no.”
4
Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2021-2022
Cari studenti e cari genitori, che cosa sarebbe l’arte senza la Cappella Sistina di Michelangelo, la poesia senza la Divina commedia di Dante, la musica senza la Passione secondo Matteo di Bach, la letteratura senza i Promessi sposi di Manzoni, l’architettura senza il Duomo di Milano, la filosofia senza Kierkegaard? Cosa sarebbe l’amore senza il Cantico dei cantici, la dignità umana senza le parole di Gesù sui poveri nei Vangeli, la felicità senza il Discorso della montagna del Vangelo di Matteo? Anche quest’anno entro il 25 gennaio siete chiamati a compiere una scelta impor- tante, decidendo se avvalervi o meno dell’insegnamento della religione cattolica a scuola. Noi pensiamo che questo insegnamento offra anzitutto alcuni strumenti per rispondere alle domande con cui abbiamo iniziato questo messaggio: consente, infatti, di conoscere e contestualizzare in un’ottica più ampia la storia culturale del nostro Paese e del mondo intero, attraverso le idee che la religione cristiana ha prodotto. Ma nell’insegnamento della religione cattolica si danno anche altre possibilità: gli studenti possono confrontarsi con le domande profonde della vita.


5
Soprattutto nel tempo della formazione intellettuale a scuola sorgono quei quesiti che a volte ci affannano, ma che di fatto ci rendono esseri umani unici e irripetibili: chi siamo? Quale storia ci ha pre- ceduto? Cosa dobbiamo fare per il presente nostro e dei nostri cari? Perché il dolore e la morte? Cosa possiamo sperare per il futuro in questa terra e dopo? Ognuno deve trovare la sua risposta. L’insegnamento della religione cattolica si pone proprio nell’orizzonte degli interrogativi esistenziali, che sorgono anche nei nostri ragazzi. In un tempo in cui la pandemia da COVID-19 ci sta ponendo di fronte problemi inediti per l’umanità, pensia- mo che le generazioni future potranno affrontare meglio anche le sfide nel campo dell’e- conomia, del diritto o della scienza se avranno interiorizzato i valori religiosi già a scuola. Una solida preparazione nell’ambito religioso consente di apprezzare il mondo guardando oltre le apparenze, di non accontentarsi delle cose materiali puntando piuttosto a quelle spirituali, di confutare le false superstizioni escludendo ogni forma di violenza in nome di Dio, di allenarsi al dialogo sempre rispettoso dell’altro, di formare una coscienza matura imparando a crescere tenendo conto degli altri e soprattutto dei più deboli. Siamo sicuri che l’alleanza educativa stretta tra voi, genitori e studenti, e gli inse- gnanti di religione cattolica consenta di vivere il tempo della scuola come un’occasione di reale formazione delle nuove generazioni in modo sano e costruttivo, per il bene dei nostri ragazzi e della nostra società. Cogliamo l’occasione di questo messaggio per augurarvi un nuovo anno di pace e serenità.   Roma, 8 gennaio 2021  
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana


A distanza di poco più di un mese dalla Marcia su Roma, il neonato Governo Mussolini emanò uno speciale provvedimento, la L. 601 del 3 dicembre 1922, con il quale intendeva riformare, tra gli altri settori, anche quello dell’istruzione. Nel corso del 1923 furono emanati dal Ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile una serie di decreti di riforma, riguardanti l’amministrazione scolastica, i diversi ordini e gradi di scuola, l’obbligo scolastico, la formazione superiore e universitaria; Mussolini ebbe a definirla “la più fascista delle riforme”. In particolare il R.D. 2185 del 1° ottobre 1923 “Ordinamento dei gradi scolastici e dei programmi didattici dell’istruzione elementare” all’art. 3 recitava: “A fondamento e coronamento dell’istruzione elementare in ogni suo grado è posto l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. All’istruzione religiosa sarà provveduto, nei giorni e nelle ore stabilite a norma del regolamento, per mezzo di insegnanti delle classi, i quali siano reputati idonei a questo ufficio e lo accettino, o di altre persone la cui idoneità sia riconosciuta dal R. Provveditore agli studi, sentito il Consiglio Scolastico. Per l’idoneità ad impartire l’istruzione così dei maestri come delle altre persone il R. Provveditore si atterrà al conforme parere della competente Autorità ecclesiastica. Sono esentati dall’istruzione religiosa nella scuola i fanciulli cui genitori dichiarano di volervi provvedere personalmente”. Gli articoli successivi (artt. 8-9) specificavano anche il programma. Per il grado inferiore (10-12 anni): preghiere e nozioni fondamentali della dottrina cristiana, brevi narrazioni ricavate dalle Scritture e illustrazioni del Pater. Per il grado superiore (13-14 anni): letture storiche e agiografiche, lezioni su morale e dogma, principi di sacramentaria. La re-introduzione dell’insegnamento religioso nelle scuole trovò ottima accoglienza da parte del mondo cattolico: La Civiltà Cattolica si espresse benevolmente e anche il placet ricevuto dalla Segreteria di Stato mostrò la concreta possibilità che Vaticano e fascismo potevano trattare direttamente senza “intermediari sturziani piuttosto inutili”. Opinioni differenti provenivano dal mondo della cultura il quale, in generale, valutava il ripristino dell’insegnamento cattolico nella scuola statale come doppio fallimento: per la scuola, che sino a quel momento aveva trascurato l’istruzione religiosa in nome di una malintesa laicità, e per l’istituzione ecclesiastica impegnata a pretendere l’intervento dello Stato in un ambito, quello catechistico, che competeva alle sue strutture. I programmi di studio, come tutto l’impianto della riforma, erano stati curati dal filosofo Giuseppe Lombardo Radice che si preoccupò di applicarvi le conseguenze pedagogiche dell’attualismo neoidealista di Gentile. All’interno di questa visione dialettica, la religione assumeva un ruolo preparatorio che favoriva l’apertura della mente dei più piccoli e per questo relegata alla sola educazione elementare. Nei gradi scolastici successivi scompariva, dissolven-
La Nascita dell’insegnamento della Religione: IL CONCORDATO
di PASQUALE NASCENTI docente nella scuola primaria
6
STORIA DELL'IRC


dosi nella filosofia che la ricomprendeva in sé, incorporandone le ragioni profonde. Insegnata agli allievi più maturi, la filosofia si faceva garante di uno Stato etico, autorità spiritualmente superiore perché più razionale rispetto a quella ecclesiastica. Le discussioni intorno a chi dovesse impartire tale insegnamento – Gentile sosteneva che dovessero essere i maestri di classe per garantire unità morale e didattica mentre La Civiltà Cattolica promuoveva degli ispettori nominati d’intesa tra l’autorità scolastica e diocesana – unite al clamore ben più grave che si destò intorno al delitto Matteotti spinsero Gentile a dimettersi. I ministri che lo  succedettero proseguirono spediti con la politica di apertura verso le richieste cattoliche. Gli ispettori dell’insegnamento religioso, designati di comune accordo tra le due autorità, avrebbero verificato le competenze e, nel caso, avrebbero potuto non solo sospendere ma anche rimuovere gli insegnanti. Alla fine del 1926 l’insegnamento religioso fu esteso a tutte le scuole secondarie sotto forma di corsi facoltativi; intanto, sul piano pratico, maestri e sacerdoti continuavano a seguire il tradizionale approccio dogmatico e catechistico.   L’opera di riconquista cattolica delle scuole sembrò compiersi con la stipula del Concordato sottoscritto l’11 febbraio 1929 e recepito nell’ordinamento italiano con la L. 810 del 27 maggio 1929. All’art. 36 leggiamo: “L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato. Tale insegnamento sarà dato a mezzo di maestri e professori, sacerdoti o religiosi, approvati dall’autorità ecclesiastica, e sussidiariamente a mezzo di maestri e professori laici, che siano a questo fine muniti di un certificato di idoneità da rilasciarsi dall’Ordinario diocesano. La revoca del certificato da parte dell’Ordinario priva senz’altro l’insegnante della capacità di insegnare. Per detto insegnamento religioso nelle scuole pubbliche non saranno adottati che i libri di testo approvati dall’autorità ecclesiastica”. L’ampliamento degli spazi riconosciuti alla religione cattolica nella scuola proseguì con la L. 824 del 5 giugno 1930 (abrogata dal D.L. 112 del 25 giugno 2008, art. 24) che istituiva l’insegnamento nelle scuole non universitarie per un’ora settimanale, due per l’istituto magistrale, per non più di 18 ore settimanali per docente. L’insegnante, prioritariamente un sacerdote o religioso e soltanto in secondo luogo un laico, veniva scelto all’inizio dell’anno scolastico d’intesa tra le due autorità. Doveva essere a questo fine dichiarato idoneo dall’autorità ecclesiastica. Tale idoneità poteva essere revocava nel corso dell’anno, privando certamente il docente della capacità di insegnare. Per gli insegnanti di religione si prevedevano gli stessi diritti e doveri degli altri insegnanti ma nella valutazione, in luogo di voti ed esami, veniva redatta una speciale nota da allegare alla pagella riguardante l’interesse con il quale l’alunno seguiva l’insegnamento e il profitto tratto. La frequenza era obbligatoria ma era previsto l’esonero per gli alunni i cui genitori ne avrebbero fatto richiesta scritta al capo d’istituto. A distanza di poco e precisamente con il R.D. 1015 del 10 luglio 1930 il Ministero dell’educazione nazionale emanava i programmi in vista del nuovo anno scolastico 1930-1931. I programmi erano organizzati per tipologia di scuola, ogni programma conteneva delle macro-aree identiche per tutte le tipologie di scuole soltanto che in alcuni casi (come ad esem-
7


pio, quello dei licei) le macro-aree contenevano un ampio arricchimento di contenuti. Le macro-aree erano: Antico testamento e vita di Gesù, dogmatica, morale, e, in qualche caso, sacramentaria e agiografia. L’istituto magistrale dedicava l’ora in più alla formazione dei futuri maestri dell’insegnamento religioso, quindi: catechistica, didattica, letteratura e arte sacra. Da qui in poi ogni novità normativa ebbe come finalità la fascistizzazione della scuola, piegandone le peculiarità al regime. L’autorità ecclesiastica, nella convinzione di essersi legittimamente introdotta nella scuola di Stato grazie al Concordato, si accorse in ritardo – e in ritardo si lamentò – che i nuovi provvedimenti andavano nella direzione di una “statolatria pagana”, come lo stesso Pio XI ebbe a definirla. I programmi della scuola elementare, rinnovati nel 1934 allo scopo di eliminarne i residui gentiliani, sfruttavano l’insegnamento religioso per forgiare i caratteri a favore di una scuola che sulla carta doveva essere di tutti ma che di fatto rispondeva alle necessità dello Stato totalitario in procinto di scendere in guerra. In questa prospettiva fu creata la Gioventù italiana del littorio (1937) che inglobava l’Opera nazionale balilla e i Fasci giovanili di combattimento. Il colpo di grazia arrivò con la Carta della Scuola, presentata il 15 gennaio 1939 dal Ministro dell’educazione nazionale Giuseppe Bottai. Insieme alla Carta del Lavoro (1927) e alla Carta della Razza (leggi razziali del 1938) essa completava il trittico di un unico modello sociale, quello fascista. La Carta fu senza dubbio il documento più emblematico del regime fascista nel settore scolastico, con il dichiarato intento di asservire la scuola agli interessi della politica. A causa dello scoppio della seconda guerra mondiale non venne mai applicata. Durante il conflitto molte scuole furono bombardate, alcune riuscirono a mantenere una certa frequenza di lezioni, altre chiusero del tutto, altre furono utilizzate come ricoveri. I sacerdoti insegnanti di religione furono impegnati, in buona parte, in battaglia come nell’assistenza alla popolazione colpita. Una tragedia immane dalla quale la scuola si riprenderà soltanto all’alba della costituente.
8


Rivado con la memoria ai giorni del Luglio 2003 e a quel fulmine a ciel sereno che fu l’improvvisa notizia di mezza estate dell’approvazione della Legge 186/03, che istituiva i ruoli per l’insegnamen- to della religione cattolica. Gioia, confusione, ansia: furono le emozioni che si affollarono subito davanti a me. Gioia, perché vedevo finalmente una luce alla fine di un lungo tunnel di precariato iniziato nel 1986; confusione, per tutte le domande e i dubbi che affollarono, in pochi minuti, la mente ancora incredula per la notizia; ansia per la domanda che si parava davanti agli occhi: quando il concorso? E come si svolgerà ? Cosa vorranno verificare del nostro lavoro ?  Le domande ebbero una risposta da lì a qualche mese perché il 02 febbraio del 2004 uscì il Bando del primo Concorso (primo nell’intera storia della Scuola italiana) per posti per idr. In esso all’articolo 1, par.1, si leggeva: “Sono indetti due distinti concorsi riservati, per esami e titoli, a posti d’insegnante di religione cattolica compresi nell’ambito territoriale di ciascuna diocesi, l’uno nella scuola dell'infanzia e nella scuola elementare, l’altro nella scuola secondaria di primo e secondo grado”. Con ciò il mistero era finalmente svelato: si trattava di due concorsi riservati, uno per le scuole primarie ed uno per le scuole secondarie. Venivano stabiliti i requisiti per partecipare, i moduli delle domande, ed anche il Programma su cui si sarebbero svolte tanto la prova scritta che il colloquio orale. Gli ambiti individuati dal Programma erano tre : Ordinamenti scolastici, Orientamenti didattico-pedagogici, Elementi essenziali di legislazione scolastica. Esaurita così la voglia di sapere, vennero poi i tempi per la preparazione. Intanto, oltre allo studio individuale, nel tempo che era intercorso tra la pubblicazione del testo della legge 186/03 e la data di pubblicazione del Bando, i sindacati di categoria organizzarono nelle singole provincie i corsi di preparazione al Concorso. L’adesione dei docenti fu davvero numerosa e ricercati i libri e gli insegnati che li svolgevano. Da questi ultimi spesso si chiedevano non notizie specifiche ma quasi la predizione di come si sarebbero svolti gli esami, che cosa ci avrebbero richiesto nella prova scritta e nelle domande orali. Furono mesi ricchi di impegni e di energie spese nello studio dei testi indicati e nel ripasso delle nozioni faticosamente apprese nei corsi sindacali di preparazione. Frequentai in quella occasione i corsi organizzati dalla Cisl-Scuola, allora l’unica delle grandi organizzazioni Sindacali che aveva a cuore il destino e la tutela giuridica ed economica di noi idr. Mentre oggi è viva tra gli idr l’informazione e la coscienza dei propri diritti lavorativi, a quel tempo era scarsamente conosciuta le normativa circa l’IRC e i suoi docenti. Per i sacerdoti le cose erano apparentemente diverse, stante la compagine gerarchica in cui erano inseriti e il sentimento identitario che la talare conferiva loro.
9
Ricordi del concorso del 2004... di Paolo Bellintani


ART. 24 CCNL 2016 COMUNITÀ EDUCANTE
la scuola è una comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i princìpi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU il 20 novembre 1989, e con i princìpi generali dell’ordinamento
10
La Continuità Didattica
di DILETTA DE LAURENTIIS docente nella scuola dell'Infanzia
E’ nel solco dell’inclusività e della sua importanza in ambito scolastico e con la consapevolezza di quanto siano vitali per un’efficace didattica inclusiva, la collaborazione, la progettazione e l’emotività razionale, che oggi parliamo del ruolo della continuità didattica, altrettanto fondamentale per gli istituti e i singoli studenti. La continuità scolastica tra i diversi ordini di scuola è, infatti, un requisito essenziale per un'azione educativa attenta ai bisogni degli alunni che si concretizza nella scuola come luogo di incontro e di crescita di persone, ed è, per tale ragione, uno dei pilastri del processo educativo. Nel numero precedente è stata analizzata e riconosciuta la rilevanza, in particolar modo per il periodo storico che stiamo attraversando, di una scuola che si renda comunità inclusiva dove dirigenti, insegnanti, allievi, famiglie ed enti locali, siano potenziali agenti di un cambiamento culturale e metodologico. È chiaro come tutto ciò possa assumere maggior rilievo se ci riferiamo alla scuola come istituto comprensivo che accoglie l’alunno nella scuola dell’infanzia, lo accompagna nel passaggio fondamentale della scuola primaria e lo prepara alla scelta della scuola superiore attraverso la formazione attenta e familiare della secondaria di primo grado. Per continuità si considera il percorso formativo secondo una logica di sviluppo progressivo che valorizzi le competenze acquisite e insieme riconosca la specificità di ciascuna scuola: proprio per tale ragione, il progetto continuità è da considerare come il filo conduttore che unisce i diversi ordini di scuola e sostiene il graduale progredire e svilupparsi dello studente, soggetto in formazione, al fine di rendere più organico e consapevole il percorso didattico-educativo dell’alunno. Spostando la nostra attenzione sull’allievo, il passaggio da una scuola all’altra, rappresenta di fatto un momento estremamente delicato di crescita e confronto che può destare interrogativi e timori; Laddove la continuità ed un valido progetto ad essa ispirato, possono giocare un ruolo fondamentale per permettere all’alunno di esplorare ed imparare a conoscere un nuovo ambiente, rassicurandolo sui timori legati al cambiamento, annullandone le eventuali paure e rassicurandolo circa i cambiamenti che dovrà affrontare.  Cuore del progetto di continuità è la scuola primaria che deve raccordarsi con la scuola dell’infanzia e la scuola secondaria di primo grado per coadiuvare i diversi percorsi dei cosiddetti “anni-ponte”, attraverso la condivisione di obiettivi, itinerari e strumenti di osservazione e verifica. In una tale progettualità la scuola riesce a rendersi prossima ai bisogni e ai traguardi del singolo e a rendersi un vero e proprio motore di ricerca per i ragazzi. Le diverse finalità di un adeguato del progetto di continuità, oltre ad agevolare il passaggio degli alunni al successivo ordine di scuola e a prevenire l’insuccesso scolastico, sono quelle di stimolare negli alunni il senso di responsabilità, promuovere le relazioni interpersonali, favorire la condivisione di esperienze didattiche e costruire un itinerario   -->
APPROFONDIMENTO


11
scolastico che sia attento alla singolarità dell’allievo che sarà in questo modo volto alla ricerca delle connessioni tra i diversi saperi. Finalità ed obiettivi del progetto continuità, sono solitamente racchiusi nel curriculo verticale redatto da ogni scuola.  Il curricolo verticale è un percorso educativo-didattico che ogni scuola progetta e realizza allo scopo di garantire agli alunni, al termine del primo ciclo di istruzione, il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento per ogni disciplina o per ogni campo di esperienza. Progettare un curricolo verticale significa valorizzare al massimo le competenze dei professionisti che lavorano nei diversi gradi della scuola, chiedendo loro di lavorare insieme con flessibilità e reciproca curiosità, e al tempo stesso dare massima fiducia agli studenti, immaginando per loro un percorso che tenga conto del bagaglio di competenze che gradualmente vanno ad acquisire, tra elementi di continuità e necessarie discontinuità. Progettare insieme un curricolo verticale non significa quindi solo dare una distribuzione diacronica ai contenuti didattici. Significa progettare un percorso unitario scandito da obiettivi graduali e progressivi, che permettano di consolidare l’apprendimento e al tempo stesso di evolvere verso nuove competenze. Come? Imparando a lavorare in sinergia e contaminando le varie modalità didattiche fino ad oggi di appartenenza esclusiva dell’uno o dell’altro grado scolastico. È bene però ribadire ancora una volta come il curricolo non rappresenti il programma ministeriale o un elenco di contenuti, ma l’offerta di saperi essenziali e particolari insieme, cioè validi per tutti, ma allo stesso tempo specifici per ogni alunno. Curriculum in latino significa infatti corso, strada, ma anche cocchio, ovvero mezzo su cui intraprendere un viaggio: è già nell’etimologia della parola che il curricolo ci rivela il suo più originale significato, quello di itinerario, di percorso. Concludo riportando la frase chiave delle Indicazioni nazionali per il curriculo dove viene riconosciuta l’importanza della scuola intesa come comunità libera e formante, composta da singoli agenti che, ognuno nel proprio ruolo, danno vita al miracolo dell’insegnamento: “Il curricolo di Istituto è espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia scolastica e, al tempo stesso, esplicita le scelte della comunità scolastica e l’identità di istituto” (Indicazioni Nazionali per il curricolo, 2012)


12
Prof. Dario SessaDirettore I.S.S.R. "Donnaregina" di Napoli
di PAOLO BELLINTANI docente nella scuola secondaria di II grado
Professore può descriverci brevemente l’ISSR “Donnaregina” di Napoli e dirci quali sono, secondo la sua esperienza, le ragioni per cui un giovane appena diplomato potrebbe iscriversi all’ISSR ? L’ISSR “Donnaregina” ha una lunga tradizione, essendo tra i più antichi, se non il più antico Istituto di formazione teologica principalmente destinato ai laici in Italia (1951). In questo anno accademico le potenzialità si sono rinvigorite grazie alla nuova e più funzionale sede voluta fortemente dal Card. Sepe per meglio garantire concretamente il soddisfacimento delle esigenze dell’utenza, l’apertura al territorio ed il carattere di servizio dell’ISSR in favore della comunità ecclesiale, in sinergia con gli altri organismi ecclesiali preposti alla formazione teologica. Il tutto spinge, quindi, ad un rinnovato impegno per garantire ancora di più la realizzazione concreta delle finalità dell’Istituto: accesso alla scienza teologica per tutti, formazione degli Insegnanti di Religione nelle scuole, formazione teologica delle Religiose e dei Religiosi, formazione teologica dei candidati al S. Ordine del Diaconato permanente, servizio alla comunità, aggiornamento permanente, ricerca teologica e relativa divulgazione. L’Istituto, infatti, attraverso la sua storica Rivista di Letteratura e Storia Ecclesiastica offre uno strumento qualificato ed aggiornato di lavoro, ricerca e confronto scientifico e organizza eventi, conferenze, convegni. La vera novità di questo anno accademico è il completamento, in corso, delle strumentazioni informatiche per massimizzare le opportunità formative, sia in presenza che a distanza: ogni aula, opportunamente cablata, è attrezzata per permettere di seguire le lezioni anche in streaming e/o videoconferenza, essendo dotata di PC, webcam e di un sistema di videoproiezione. L’aula “fisica” diventa così anche “virtuale”, cioè accessibile da remoto mediante l’apposita piattaforma informatica. Le prospettive per i giovani sono immediatamente percepibili in termini di servizio alla Chiesa, di insegnamento della RC nella scuola, di formazione ai Sacri Ministeri e, più in generale, di accesso alla teologia. La valenza accademica degli studi, infine, certamente sarà valorizzata dall’imminente attuazione del riconoscimento legale della laurea in SS.RR. Dalle Vs. pagine internet si nota un buon  gruppo di studenti motivati e protagonisti che fanno parte dell’ISSR. Ci può parlare un poco di loro ?L’Istituto ha sempre cercato di essere una vera comunità accademica, in cui, fermo restanti i ruoli propri di ogni componente, si possa realizzare una solidale cooperazione, volta non solo all’apprendimento, ma anche alla ricerca ed alla divulgazione dei contenuti ed alla formazione spirituale. Gli studenti si sono sempre mostrati motivati e collaborativi ed a riprova di tanto hanno realizzato, avvalendosi dei social, una serie di iniziative che vanno da filmati di solidarietà ed incoraggiamento nell’attuale pandemia, a incontri di spiritualità e testimonianza di quanto si studia e si fa in Istituto.                                               ---->
INTERVISTA


13
3) I Vs. curricola prevedono anche un biennio propedeutico di Diritto Canonico, di cosa si tratta? Che spendibilità ha questo percorso di studi? La Congregazione  per l’Educazione Cattolica (CEC) nel 2002 ha rinnovato l’Ordine degli studi nelle Facoltà di Diritto Canonico, rendendo concreta la volontà di assicurare un’adeguata formazione teologica e filosofica a chiunque, da laico, intraprenda il percorso per il conseguimento dei titoli di Diritto Canonico. A questo scopo nel Decreto del 2 settembre 2002 è stato previsto un biennio propedeutico,  denominato primo ciclo, che si conclude senza il rilascio di un titolo specifico, ma che assicura la formazione teologica e filosofica indispensabile per il proseguimento del percorso di studio, attraverso la frequenza e il superamento di un certo numero di esami. Presso l’ISSR si possono seguire, quindi, in qualità di Studenti Ospiti, i corsi del biennio teologico propedeutico per gli aspiranti al titolo accademico di Diritto Canonico. Il curriculum ha durata di due anni accademici e comprende gli insegnamento filosofico-teologici di base, con particolare riferimento a quelli funzionali ad un adeguata frequenza alla facoltà di diritto canonico.
"La nostra era, infatti, in nome delle sue grandi aree categoriali, il vuoto, il relativo, il temporale, propone una sfida ed un nuovo modo di porsi di fronte alla realtà nell'ambito del quale, ormai, l'uomo si ritrova e s'immedesima.
Il Concilio stesso, peraltro, ha esortato i teologi a ricercare modi sempre più adatti di comunicare il messaggio all'uomo contemporaneo per un pieno recupero del linguaggio teologico e della sua significatività".Dario Sessa, IL PROBLEMA DEL LINGUAGGIO TEOLOGICO: LO STATUS QUAESTIONIS E I PROBLEMI APERTI, RLE_1:19


14
Imparare la Bibbia recitando
di FRANCESCO SICA docente nella scuola secondaria di II grado
DIDATTICA
Nel corso della professione di docente spesso mi sono domandato, come fare a non svilire i contenuti tecnici degli studi svolti, pur lasciando che essi restino accessibili agli studenti. Nella docenza dell’IRC, si cade spesso nella tentazione di cedere il passo alle lezioni accattivanti, che abbiano come temi i sentimenti, la relazione, la domanda di senso o similari. Sebbene non sia negativo, anzi le direttive ministeriali puntano molto su questi aspetti, ciò, in un certo senso, contribuisce a continuare vedere nell’insegnate di IRC più un aiuto tutor o un supporto umano ai giovani, anziché un docente che trasmette un sapere tecnico. Da appassionato della Sacra Scrittura, ho sempre pensato che da docente avrei cercato di trasmettere la stessa passione ai miei alunni. Sono convintissimo che in essa vi sono non solo i contenuti più “soft” e nazional popolari (che usiamo per dialogare con i ragazzi), ma anche molti altri che arrivano ad un livello più profondo e recondito dell’essere umano stesso. Sovente ci spaventano i pregiudizi dei ragazzi, ma anche talvolta la nostra precaria o approssimativa preparazione tecnica sull’argomento (che di per sé è davvero complicato ed esige uno studio approfondito). Senza voler toccare la sensibilità dei colleghi, la seconda situazione è a dir poco ovvia: non tutti sanno tutto di tutto. Anche il sottoscritto, nel campo della teologia morale, ha lacune che, in un dialogo approfondito, potrebbero portarmi ad errori banali. Ciò però non deve distoglierci dalla questione: in questo momento dialogare sul Testo Sacro, in senso scientifico, potrebbe essere uno spunto più unico che raro per i ragazzi. Da premettere che, questa modalità di lezione adatta a ragazzi delle superiori o al massimo dell’ultimo anno delle scuole medie, ma soprattutto che in Dad tale modalità resta interessante ed efficace, ma perde tutte le caratteristiche proprie della cooperazione. Molte metodologie dicono che, l’apprendimento è più efficace se abbinato ad un’applicazione tecnico pratica. È proprio da tale affermazione che, in questo tempo, ho tratto ispirazione per il laboratorio biblico teatrale che sto svolgendo con le classi del Liceo Classico e Coreutico del Tito Livio di Milano. I ragazzi sono interessati a due cose: il nuovo, rappresentato dall’approccio non fideistico, ed il pratico, dover interpretare il testo e dargli vita. In questo articolo non parlerò di come farlo (che richiederebbe molto più di un articolo), ma dei risultati che ha prodotto e soprattutto delle reazioni degli alunni. Quanto riguarda il primo, la conoscenza del testo ha prodotto nei ragazzi la rottura del velo del pregiudizio, del sentito dire, del rigetto. Dire Bibbia a scuola rievoca una serie di esperienze, ahimè, non sempre positive, anzi l’opposto. Approcciare al testo in modo critico, permettendo loro di dubitare e di verificare, li fa sentire liberi di conoscere e li incuriosisce. Capire l’autore, la forma, la scrittura, la lingua ed il linguaggio meta-storico, i codici, la datazione, le fonti, il concetto di frammento, è un processo logico che li rende partecipi della vita del testo e non solo lettori estranei. Tutto questo lo si fa perché per loro la Bibbia diventerà un copione, e quindi bisogna conoscere non


15
solo ciò che è materialmente scritto, ma anche le sue intenzioni. Il processo di formazione della “compagnia”, ha una serie di sviluppi pedagogici importanti, nonché porta naturalmente a compimento una serie di obiettivi che il ministero ritiene fondamentali: la coesione del gruppo classe, la collaborazione tra studenti, lo sviluppo del senso critico dell’alunno, la maturazione delle attitudini personali, la capacità di reagire alle avversità e criticità dell’apprendimento, lo sviluppo di nuove tecniche di apprendimento e la formazione di un metodo personale, lo sviluppo di una personalità integrata, l’integrazione dei saperi, la capacità di applicare le conoscenze alla vita. Tutto questo avviene in maniere quasi naturale, sotto l’occhio vigile del docente, che segue i giovani nelle scelte, nella composizione della compagnia teatrale, nell’assegnazione dei ruoli (truccatrice, scenografo, costumista, attore, musicista, regista, sceneggiatore…) e nello sviluppo e realizzazione dello spettacolo. In altre parole i ragazzi imparano ad imparare, a mettere a servizio della comunità i propri carismi, a riconoscere le proprie attitudini, a realizzare autonomamente un lavoro personale, a lavorare in gruppo per la reciproca realizzazione. Tale processo accresce in loro stessi autostima e collaborazione, che nel percorso di crescita e di studio dei giovani è essenziale per portare a termine l’obiettivo fondamentale della scuola dell’obbligo: aiutare i ragazzi a prepararsi per essere membri consapevoli della società civile.


16
La Famiglia e la via della vita di MARCELLO GIULIANO docente nella Scuola Primaria
Ore 04:31 del 27 Dicembre 2020. Quando mediti sul pezzo da scrivere, la notte è il momento poetico (poíesis, creazione) più adatto. Questo è il tormento degli artisti. Qui parleremo di arte pedagogica.“La Madre, preoccupata, si rivolse al Marito. Non capiva quale nuovo corso di studi potesse intraprendere il Figlio svogliato, chiuso in sé stesso. Mai che esprimesse un’idea circa interessi per il futuro universitario, per la verità, nemmeno verso il suo passato di studente. Ogni risposta alla ripetitiva e sospirata domanda la raggiungeva ferendola con un laconico, quanto incomprensibile: -Boh! Il Padre, più fuori che a casa, non lo riconosceva più. Quanti momenti di gioco vissuti insieme, anche agonistici!: –Bisogna che gli indichiamo alcune scuole e sceglierà tra quelle … Speriamo, … l’amara parola, gli si spegneva in bocca!” È il caso di molte famiglie; della maggioranza e forse non ci sbagliamo! Ma ad una scelta scolastica non si giunge all’ultimo momento. Essa è il risultato, ‘imprevisto atteso’, novità entusiasmante (enthous, en-Theós, pieno di un dio), di un percorso verso una terra sconosciuta, che sarà tua (Gn 12, 1-3). La riconoscerai da alcuni segni. Questo ‘dio’ nell’anima del Figlio va scoperto. Sarà il Figlio a scoprirlo. Un corso di studi che interpreti la parte più profonda di sé. Quel suo “Boh!” non è una risposta superficiale, ma la Verità! Da qui partiamo. Occorre che Genitori e Insegnati possiedano i criteri interpretativi; ascoltino le note profonde; i singoli suoni, la sinfonia d’insieme dell’anima del Figlio, del Giovane e propria. La scelta è il risultato ‘imprevisto atteso’ del più grande concerto della vita. Genitori e Insegnanti hanno educato bene fino ad oggi il ragazzo. Ora, si apre un mondo infinito, che spaventa prima loro che lui, il Giovane (tutte queste maiuscole hanno un senso, scoprendole, sono l’articolo che scrivi tu!).                                                               ------>
Riccardo Muti insegna all’allieva Direttrice d’orchestra a comprendere Verdi – Rehearsal- Italian Opera Academy - Parte 1
APPROFONDIMENTO


17
Le ‘note’ e la ‘sinfonia’, la coralità, di cui parla Vecchioni (cf articolo del N. 2 qui) sono la metafora per comprendere, ‘prendere insieme’ gli elementi e interpretarli nella ‘intentio’ dell’Autore. Qual è l’intentio dell’Autore in tuo Figlio? Quanto ne siamo consapevoli tutti, anche il Figlio? Entriamo nell’Opera (Nota allo spartito: Ascolta e guarda il video, poi continua a leggere, altrimenti lascia perdere! qui). ‘La giovane Direttrice (giovane in sanscrito ‘yuvan’, forte, eccellente, che respinge, combatte) attacca il pezzo inconsapevole. Muti si alza. La prima parola del Maestro?: -Fermati!’ La combattente deve cogliere quel preciso momento: Fermati! (Gn 22, 11-14). Poi: ‘-Vai. Attacca: -Aspetta. Non funziona l’attacco! … Prova a fare una volta, per tua esperienza … invece di fare … fai … e ti fermi. Vediamo cosa succede’. La giovane è emozionata e deferente (non sempre i nostri Giovani! Non importa! Ora tu devi ascoltare per dirigere, non solo ascoltare!): ‘–Prova a fare una volta, può darsi che non funzioni, non lo so’. (È sincero Muti mentre lo dice. In quel momento sa e non sa. Bisogna provare con “quella Giovane”). È una novità anche per lui. Sta ‘poietando’ con lei e con l’orchestra. ‘Muti avvia l’attacco: -Capito?, dice con aria sorridente, benevola, ricca di amore, soddisfatta. Muti: –Molte volte il nostro secondo movimento crea problemi’. Genitore, se tu hai fretta e aggiungi movimenti non necessari, disorienti l’orchestra, cioè, il Figlio con i moti dell’animo. ‘Quando l’orchestra sa che cosa vuoi …’. Il Direttore-Genitore e il Figlio-Direttore devono sapere alcune cose. Devono conoscere il testo del Compositore. C’è un testo scritto nel cuore del Giovane, di quella Famiglia, e l’Autore non è totalmente sconosciuto. Si coglie poco alla volta, ripetendo, riprovando con pazienza. Occorre tempo. Da ‘prima della nascita’ a ‘quando accadrà il segno’ (cf Lc 2, 8-13). Qui si annuncia ‘una grande gioia’ e ‘il segno’ sarà di poca apparenza, comprensibile avendo un cuore semplice, senza troppe precomprensioni, ma alcune occorrono, quelle che indicano il cammino: Verità,volontà, pazienza, attesa, scoperta, stupore, sapere di camminare verso l’annunzio di una grande gioia. Il cammino non deve essere un tormento né per i Genitori, né per il Figlio, né per la Famiglia: un’orchestra nella quale ogni elemento suona ascoltando gli altri componenti, come un coro, altrimenti, l’esecuzione sarà ripetitiva, meccanica, esatta, ma anonima, estranea all’Autore, all’ ‘intentio’. ‘Muti: -L’orchestra è sensibilissima a queste cose’. Gli orchestrali sono le potenze dell’anima e le sue aspirazioni. Qui non possiamo sbagliare! Il segreto è fare poco, accanto, dirigendo con delicatezza. ‘Poi la breve pausa. Quello stacco di silenzio sottolinea la frase musicale. E il Maestro riprende con brevi, susseguentisi e legati movimenti della mano, accompagnando le note nello scorrere sereno: –È meglio, perché così tu li aiuti perché loro (leggi le ‘potenze dell’anima’, ‘i sogni del Giovane’) si muovano diversamente: davano l’impulso in quattro’. Aiutiamo il Giovane ad ascoltarsi dentro, a vedere come le diverse componenti interiori si muovano. Le potenze dell’anima, è vero, non sono disciplinati orchestrali. Sicché, molte volte dovremo lasciare solo il Giovane, nel segreto del cuore. Lui saprà che ci siamo e, anche se solo di rado dovesse chiederci qualcosa, e alla nostra risposta ci contraddicesse, quello che avremo fatto o detto con rettitudine di cuore darà il frutto sperato. Ma, attenzione, andiamo verso una terra che non sappiamo quale sarà! Siamo in ascolto-attesa. Per questo, la metafora della ‘direzione di orchestra’ nell’esecuzione di ‘un brano  non nostro’ ben si adatta al ‘tema’. E la parola ‘tema’ fa capire a quale compito ci prepariamo: ci prepariamo a riconoscere la melodia e ad individuare il tema musicale del Figlio. Pur


16
non essendo musicisti, né direttori di orchestra, dobbiamo eseguire, all’unisono e nella massima armonia la più grande opera sinfonica, corale, mai composta ed eseguita se non oggi per il nostro Giovane! ‘Muti: - Non devi disturbare, ma così obblighi quei signori lì …’. Noi non dobbiamo disturbare le potenze dell’anima, dobbiamo dirigerle, non lasciarle vivere anonimamente; darvi, invece, un nome, riconoscendo loro il giusto spazio, ma non un solo spazio in più. Credo che, in questa sinfonia di articoli, il mio sia una sotterranea preparazione al senso di un eventuale studio teologico, ad un ‘discorso su Dio’, che coinvolge interamente. Prova a leggere: Giovanni Reale, L’arte di Riccardo Muti e la Musa platonica, Bompiani 2005. (Nota musicale: riascolta il brano di Muti-Maestro, riapplicandolo al nostro tema musicale. Ora, ti ripropongo l’intero articolo in video con una sorpresa …).  
18
PUOI ASCOLTARE L'ARTICOLO DIRETTAMENTE DALL'AUTORE (clicca sull'immagine)
visita il nostro sito web www.uilscuolairc.it (clicca sull'immagine)


19
Il rapporto fra curie e ISSR locali di ELENA SANTAGOSTINIdocente nella Scuola Primaria
In tema di orientamento si è ritenuto interessante porre attenzione al rapporto fra curie e ISSR locali, pertanto si sono intervistati tre direttori idr: Dottoressa Maria Carmela Sacchi (diocesi di Pavia), Dottoressa Laura Lacchini (Diocesi di Forlì-Bertinoro), Dottor Nicola Tricarico (Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo).Quali sono i motivi per i quali un giovane oggi dovrebbe essere interessato alla Teologia e soprattutto cosa lo dovrebbe spingere ad intraprendere gli studi presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose? La Dott. Lacchini non ha dubbi e risponde appassionatamente: “Poiché la nostalgia di Dio, l'anelito all’infinito alberga nel cuore di ogni essere umano; la felicità infatti è condizione naturale dell’individuo, il quale, per raggiungerla, deve capire chi è, rifugiarsi nell'interiorità', affinché socraticamente possa venire alla luce la Verità che è insita in ogni uomo e la Teologia permette proprio di percorrere il ponte fra cielo e terra.” La Dott. Sacchi, che sempre chiede ai suoi docenti le ragioni di tale scelta, aggiunge che l’aspirazione a diventare docenti di Religione Cattolica scaturisce per la maggior parte “dal rapporto di stima e di gratitudine nei confronti del proprio insegnante idr, in particolare durante l’adolescenza o la pre-adolescenza e dal desiderio di seguirne l'esempio. Per altri inoltre, tale scelta è maturata nell’esperienza del volontariato o all'interno di comunità di fede”. Anche il Dott. Tricarico concorda sul desiderio di diventare idr che accomuna gli studenti di Teologia e sottolinea “La speciale competenza necessaria, quella spirituale: occorre che il soggetto si senta un inviato a testimoniare attraverso la propria vita, senza fare proselitismo” Infine realisticamente si chiede: “I giovani che decidono di iscriversi all'ISSR sono tutti consapevoli di tale peculiarità?”
Quali prospettive professionali aprono tali studi? Come si è in parte potuto desumere dalla risposta alla domanda precedente, il naturale sbocco professionale è l’insegnamento della Religione Cattolica, la Dott Lacchini sottolinea che “nella diocesi di Forlì c’è una grande richiesta, gli studenti avvalentesi superano l’80% e gli insegnati qualificati non sono sufficienti a coprire i posti disponibili, tant’è vero che si attingono anche da altre diocesi”. Tale prospettiva fa bene sperare, a differenza della situazione che si verifica nella arcidiocesi di Manfredonia il cui direttore idr afferma: “Nel nostro territorio le prospettive occupazionali sono scarsissime, la popolazione scolastica va progressivamente diminuendo e, per almeno un decennio, siamo saturi di personale. . C’è poi la prospettiva dell’IRC come disciplina: il processo di secolarizzazione conduce ad una evoluzione da IRC a IR, semplicemente Insegnamento della Religione, se non addirittura Insegnamento delle religioni”. La Dott. Sacchi infine, oltre al naturale sbocco verso la docenza, ricorda: che: “la laurea in Scienze Religiose può aprire prospettive anche nell’ambito della diplomazia vaticana, nell’editoria e del giornalismo cattolico”
18
INTERVISTA


20
Quali sono le preoccupazioni e le aspettative di un direttore idr circa la formazione dei futuri docenti e come si può intervenire concretamente nella formazione metodologica degli stessi? La Dott. Lacchini non ha dubbi: “L’attenzione del direttore si focalizza sulla pedagogia. Il docente ha un rapporto privilegiato con il cuore e la mente dei suoi allievi e deve, per ognuno, rispettarne il mistero insito nell’interiorità. Non si possono trasmettere dei contenuti, se a monte non si è instaurata una relazione, poiché gli alunni non sono vasi vuoti da riempire, ma menti da incuriosire, cuori in cui alberga la nostalgia dell’infinito, tesori da portare maieuticamente alla luce. Ogni allievo deve sentirsi guardato, capito, amato con delicatezza dal suo maestro, col quale cresce insieme in un continuo rinnovamento, grazie alla capacità relazionale. Pertanto, ab origine, l’insegnate deve essere equilibrato, collaborativo anche verso tutto il tessuto sociale scolastico (colleghi, ata, dirigente)”. Dello stesso avviso è la Dott. Sacchi: che punta su “un incremento della formazione pedagogico-didattica, con particolare attenzione all’educazione alla fede dei bambini dell’infanzia o dei primi anni della primaria”. Il Dott. Tricarico invece focalizza l’attenzione sull’aspetto pastorale degli idr: “La preoccupazione maggiore del mio Ufficio non riguarda solo l’aspetto metodologico e contenutistico dell’IRC, ma anche e forse maggiormente quello spirituale e vocazionale”.Come il direttore idr interviene presso gli ISSR, affinché si concretizzino le aspettative di cui sopra? Tutti i direttori concordano nel dialogo proficuo e continuo con i presidi di facoltà, ciò permette, secondo la Dott. Sacchi “di conoscere il curriculum di studi, le specifiche attitudini ed interessi accademici dei docenti in formazione e inoltre posso, a mia volta, condividere con l’ISSR le istanze, le necessità e le proposte raccolte dalla mia comunicazione diretta e capillare con il mondo della scuola”. Per gli altri due direttori la collaborazione si concretizza attraverso l’aggiornamento che nella diocesi di Forlì affronta l’aspetto “metodologico ed è tenuto dai docenti dalla Facoltà di Teologia”; in quella di Manfredonia “è di natura sia metodologico contenutistica, sia vocazionale, perciò si svolge in santuari particolarmente suggestivi quali San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Incoronata di Foggia; sono infatti luoghi di grande devozione e ciò aiuta l’aspetto spirituale".


______________
21
FEDERAZIONE UIL SCUOLA RUAUIL SCUOLA IRC Via M. Laziale, 44 – 00179 ROMA e-mail: info@uilscuolairc.it – tel. 0694804753 whatsapp: 3208937832www.uilscuolairc.it www.uilscuola.it
CANALE YOUTUBE


22
VITA SINDACALE
Il 23 dicembre si è svolto il primo incontro on-line a supporto della professione docente. Tema del "Question Time" è stato: "Dall'Intesa al bando di concorso dei docenti di religione" Ha visto la presenza costanti di circa 800 partecipanti e oltre 8mila visualizzazioni nei giorni successivi.Clicca sull'immagine per guardare il video
Il 30 dicembre e il 3 gennaio abbiamo pubblicato le edizioni supplementari di Agorà IRC per rispondere alle domane poste dai partecipanti e approdondire alcuni punti dell'Intesa.Clicca sull'immagine per leggere Agorà IRC
Il 22 gennaio si svolgerà l'Assemblea Sindacale indetta nelle singole regioni e avrà carattere nazionale.Clicca sull'immagine per collegarti alla pagina o seguire dal vivo.
SEGUICI SU
https://www.facebook.com/uilscuolairc


Ins. Irene Carminati
23
14 gennaio Incontro al Ministero dell'Istruzione. "Concorso irc: nulla è ancora predisposto"
Nella giornata di giovedì 14 u.s. sono state convocate dal Ministero le organizzazioni sindacali a seguito dell’Intesa siglata tra il MI e la CEI il 14 Dicembre2020 con la quale si fissano i principi generali per il concorso per gli insegnanti di religione cattolica da bandire entro il 31 dicembre prossimo. L’amministrazione annunciato che sta lavorando alla predisposizione di un bando secondo quanto previsto dall’art. 1bis comma 1 e 2 ma allo stato attuale nulla è ancora predisposto. La Uil Scuola ha sottolineato quanto sia necessaria una interlocuzione, non solo propedeutica alla costruzione del bando, ma che possa riconsiderare la natura stessa del concorso. Vista l’ambiguità della norma ci potrebbero essere le condizioni per prevedere, nell'ambito del quadro generale che riguarda tutti i docenti, un concorso straordinario per titoli ed esami non selettivi anche per gli insegnanti di religione cattolica che hanno maturato tre anni di servizio. Una tale prospettiva dovrebbe contemplare una collaborazione fattiva che tenga conto di quanto emerso negli incontri precedenti all’Intesa con la Cei in cui si ribadiva quanto fosse necessaria la continuità dei docenti di religione cattolica già in servizio. Abbiamo inoltre sottolineato l'assenza di comunicazione rispetto all'apertura di un tavolo tra CEI e MI che ha portato alla firma dell’intesa. Sintetizziamo in tre punti le nostre richieste: 1.Totale scorrimento della graduatorie di merito del 2004, (così come previsto dal comma 3 art. 1bis legge 159/2019); 2. Concorso straordinario non selettivo prima di un concorso ordinario, valorizzando pienamente l’idoneità diocesana quale abilitazione e gli anni di servizio. 3.Che le graduatorie del concorso straordinario ed eventualmente anche quelle graduatorie del 2004, dove non esaurite con le prossime assunzioni, siano trasformate in graduatorie ad esaurimento.


24
DAL SITO WWW.UILSCUOLA.IT
Sei temi importanti e relazioni sindacali al minimoQuella che era una sensazione, sta diventando una certezza: all'amministrazione non interessa aver un confronto di merito sui problemi con i sindacati ma solo...
GPS / Elenchi aggiuntivi graduatorie...Posto comune per chi sarà in possesso dell'abilitazione e posto di sostegno per chi sarà in possesso della specializzazione entro la data del 20...
Terza fascia Ata: le domande entro il mese di marzoPer i Dsga serve una serie di incontri per mettere in ordine le diverse iniziative relative ai concorsi ordinario e riservato ed alla cd...
CSPI: termini e modalità elezioniLe operazioni di voto si svolgeranno il 13 aprile 2021 dalle ore 8,00 alle ore 17,00.
Turi: “Se la scuola riparte, riparte anche il Paese”
(…) Una democrazia è forte se si regge sui dati scientifici e non sulle narrazioni propagandistiche. La realtà è più complessa di come la si vuole rappresentare e per governarne gli effetti negativi, servono azioni coraggiose e condivise che si costruiscono con il confronto e con le relazioni democratiche. Le misure che continuiamo a rivendi...
Dopo la fiducia di misura alle Camere il Governo apra al confronto con le parti sociali
Turi: sulla scuola serve cambio di direzione invece di scelte già sconfitte dalla realtà. Il ministro non trova di meglio che annunciare concorsi: sistema che ha mostrato tutti i suoi limiti. Serve un nuovo reclutamento e un piano per la scuola che guardi al lavoro delle persone.


Vuoi costituire un Coordinamento IRC nella UIl Scuola nella tua regione e/o provincia? Chiama o scrivi in whatsapp al 3208937832.
NUMERO VERDE(GRATUITO DA TUTTI I TELEFONI) 800 820 776
I SERVIZI PER I DOCENTI DI RELIGIONE
Consulenza Contrattuale
Consulenza Legale Assistenza fiscale (sedi caf uil e Italuil patronato) Assistenza per le pensioni(sedi caf uil e Italuil patronato) Ricostruzioni e progressioni di carriera(docenti di ruolo e incaricati annuali) Diritti in merito alle Assenze e ai Permessi (maternità-paternità-malattia...)Corsi di aggiornamento e formazione Assicurazione a tutela della  professione docente Servizio per il Riconoscimento dei Titoli Pontifici...e molto altro
SEI UN DOCENTE O SUPPLENTE E HAI BISOGNO DI INFORMAZIONI O ASSISTENZA?
COMPILA IL MODULO O PRENOTA UN APPUNTAMENTO ANCHE IN VIDEO CONFERENZACLICCA SU