13 amarci gli uni gli altri, come ha fatto e come ci ha insegnato Gesù, volto storico dell'amore del Padre e spazio d'incontro tra Dio e l'uomo. Così l'uomo diventa corpo e luogo in cui si incontra con il suo simile, in amorevole condivisione, esperen-do Dio nelle sue molteplici diversità espressive. Primo atteg-giamento, dunque, dello “spirito ecumenico” è il mettersi in ascolto di Dio, che nell'altro ci interpella e ci spinge ad aprirci a Lui in un atto di amore e di comunione fraterna. Per sua natura l'uomo è ecumenico in quanto è, naturalmente, porta-to ad incontrarsi e a dialogare. Il dialogo è il primo atto peda-gogico attraverso cui Dio interpella e stimola l'uomo con il linguaggio umano, ma l’uomo si deve aprire a Lui. Il parlare di Dio è dialogico: Dio interpella l'uomo e si lascia interpellare. Fare dialogo, quindi, significa incontrarsi nella diversi-tà, accogliendosi reciprocamente, come fratelli e sorelle in Cristo, nel rispetto delle identità, , rivelandosi nella pluralità, proponendosi come ricchezza che fa crescere e aiuta a con-vergere verso l'unica casa del Padre. Egli è sempre là dove l'uomo lo cerca, si riflette nel prossimo, si presenta con il Fi-glio nei sacramenti, particolarmente nell’Eucarestia, e con lo Spirito Santo nell’epìclesi. In tal modo, ci spinge in una conti-nua ricerca personale e sacramentale. I valori ecumenici della pedagogia: la pedagogia (dal greco paidagògos, ragazzo guidato all’educazione) è “l’arte del gui-dare” e si realizza in tutte le età della vita. Vige, in questo con-testo, anche una “pedagogia dell’ecumenismo” con i suoi va-lori per creare un legame, sia religioso che laicale (civile), che guidi ed educhi. La Chiesa, in particolare, ce lo insegna con le sue encicliche come la Unitatis Redintegratio che parla di in-contro, di dialogo e di cammino con l’intento di giungere, attraverso un percorso comune, alla reciproca conoscenza per individuare e vedere il prossimo come un’opportunità. L’in-contro, pertanto, è indispensabile e i cristiani, a maggior ra-gione, ne devono essere consapevoli; devono corrispondersi e rivolgersi verso gli altri, con accettazione, educazione, ri-spetto, tolleranza. In più ampia dimensione, a livello sociale, devono agire e rispondere con un’apertura verso altre culture e confessioni religiose, senza porre limitazioni e/o confini. Gli altri non devono creare preoccupazione e precludere un rap-porto umano e civile. Bisogna, pertanto, riflettere sui condi-zionamenti culturali, psicologici, religiosi; usare i buoni senti-menti, la propria intelligenza e coscienza per migliorare, in primis, l’immagine di noi stessi, poi quella dell’altro e dello straniero, instaurando un rapporto di sym-pàtheia e raggiun-gere, così, l’obiettivo prefissato. Si stabilisce, di conseguenza, un dialogo, una interlocuzione che permette di comprendere l’altrui punto di vista e si addiviene, così, a un’intesa. La peda-gogia dell’ecumenismo deve, innanzitutto, interessare le co-munità ecclesiali, attraverso la catechesi, e poi quelle laicali con la partecipazione e con il coinvolgimento delle famiglie, delle istituzioni pubbliche e, soprattutto, delle scuole con i ragazzi delle primarie, con quelli della secondaria, di primo e secondo grado, fino a raggiungere i giovani universitari, attra-verso la didattica educativa e l’intercultura. È importante, infatti, fare esperienza comunionale: culturale, sentimentale, sociale e spirituale. Soltanto in questa maniera si può percepi-re e conoscere il prossimo. L’IRC, a scuola, può aiutare molto e guidare, sotto questo aspetto, gli studenti, con la Storia delle Religioni, alla conoscenza delle varie vicende storico-teologiche che si sono susseguite e, attraverso degli specifici programmi, può svilup-pare tematiche sull’ecumenismo, sul dialogo e sull’incontro umano. Questa è l’autentica “Pedagogia dell’ecumenismo” che ha lo scopo precipuo di “educare” al buon studio e alla vera conoscenza per costruire una nuova, migliore e più civile generazione con idee buone, con sani principi e con valori di amore, giustizia, onestà, pace e rispetto reciproco.