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consistentemente maggiore. Il riso consapevole, non perse-cutoriamente dif
ensivo, peraltro condiviso in un
contesto
gruppale, denota una forma ancora più evoluta della capaci-tà di esporsi all’altro” (Angelo Malinconico, Gioco della Sab-bia e gruppo di schizofrenici. Riflessioni intorno a epistemo-logia e prassi, pag. 49). “L’opera d’arte è, secondo Jung, gravida di significato in quanto attinge a fondi remotissimi della psiche collettiva e dunque, una volta resasi visibile, s’innalza al di sopra di ciò che è strettamente personale: «L’artista è un uomo colletti-vo, portatore e rappresentante della vita psichica inconscia dell’umanità» (Carl Gustav Jung, Psicologia e poesia, Opere, Vol. X, t. I, Torino, Boringhieri, 1979, pag. 374). In questa prospettiva, entrare in relazione profonda con un’opera d’arte significa toccare profondità psichiche appartenenti all’intera umanità. (…) Un’opera compiuta non è mai un oggetto saturo, ma aperto, un oggetto che si fa contenuto e contenitore di processi inconsci quali principalmente l’iden-tificazione, la proiezione, l’introiezione” (Luciana De Franco, L’immagine come focus nella terapia di gruppo di pazienti gravi resistenti ai trattamenti, pag. 242). “Ricordo come Tedeschi sostenesse, e io per esperienza, che un sogno inespresso, non raccontano, «dimenticato», ha un suo effetto segreto sul conscio, un effetto sui pensieri, gli affetti, le emozioni e i comportamenti del sognatore. Ciò avviene in assenza di qualsivoglia smorfia, di qualsiasi tratta-mento psicoterapeutico e al di fuori di ogni interpretazione analitica. Il sognatore, tuttavia, non ha in genere alcuna con-sapevolezza che le modificazioni della sua psiche o dei suoi comportamenti - e questi sì che li può cogliere - possano essere in relazione con un suo sogno, conosciuto o scono-sciuto. Questo per dire che un sogno può esprimere un suo senso
quando
venga
interpretato,
ma
che
«imprime» (Gianfranco Tedeschi, comunicazione persona-
le), sempre e in ogni caso qualcosa nella psiche del suo in-consapevole sognatore” (Antonino Lo Cascio, Nota sulla circolarità delle immagini nella relazione analitica, pag. 256). “Secondo Rolland in ogni uomo esiste un sentimento ocea-nico che lo fa sentire all’unisono con l’universo e che è all’o-rigine del sentimento religioso: ‘[La religiosità] consistereb-be in un particolare sentimento che, quanto a lui, non lo abbandonerebbe mai, che sarebbe attestato da molte altre persone e che egli supporrebbe presente in milioni di uomi-ni: questo sentimento egli vorrebbe chiamarlo senso dell’«eternità», un senso come di qualcosa di illimitato, di sconfinato, per così dire di «oceanico». Si tratterebbe di un fatto puramente soggettivo, non di un articolo di fede: non comporterebbe alcuna garanzia d’immortalità personale, ma sarebbe la fonte di quell’energia religiosa che viene catturata e incanalata […] dalle varie chiese e sistemi religio-si. Soltanto sulla bade di questo sentimento oceanico, po-tremmo, a suo parere, chiamarci religiosi, pur rifiutando ogni fede e ogni illusione” (Romain Rolland, in Sigmund Freud, Il disagio della civiltà, Opere, vol. X, Torino, Borin-ghieri, 1978, pag. 553-630), in Giuseppe Maffei, Immagini e parole: confluenze possibili e necessarie, pag. 270).
“Se, in questo periodo, io arrivassi vera-
mente a odiare, sarei ferita nella mia ani-
ma e dovrei cercare di guarire il più presto
possibile” (Etty Hillesum, Diario 1941-
1943, a cura di J. G. Gaarlandt, Adelphi,
2004, pag. 30)
Adele Desideri poeta, saggista e critica letteraria, ha pubblicato i libri di poesia Salomè (Il Filo, 2003), Non tocco gli ippogrifi (Campanotto, 2006), Il pudore dei gelsomini (Raffaelli, 2010), Stelle a Merzò (Moretti&Vitali, 2013 - Rosa dei finalisti Premio Letterario Camaiore 2014). E il romanzo La Figlia della memoria (Moretti&Vitali 2016, prefazione di Davide Rondoni, nota critica di Franco Loi - segnalato al Premio Letterario Internazionale Viareggio Rèpaci 2017), una sezione del quale, tratta dal capitolo L’estasi del silenzio, è stata tradotta in inglese da Alessandra Giorgioni e pubblica-ta nella rivista Journal of Italian Translation, Editor Luigi Bonaffini, a cura del Department of Modern Languages and Literatures of Brooklyn College of the City University of New York, Number I, Spring 2017, Volume XII, ottobre 2017. Diverse altre sue opere - presenti in mostre, volumi storici, antologie, plaquettes - sono tradotte in inglese, spagnolo, francese, svedese, olande-se, arabo, russo, albanese, armeno, in giapponese da Ikuko Sagiyama. Nel 2015 è uscita la traduzione in spagnolo di Carlos Sánchez de Il pudore dei gelsomini (El pudor de los jazmines, Raffaelli), e-book. Nel 2017 è uscita la traduzione in inglese di Gray Sutherland di Stelle a Merzò (Stars at Merzò, Edizioni Kolibris, 2017), e-book gratuito. Di prossima pubblicazione la traduzione in svedese di Stelle a Merzò di Caroline Kocjancic: Stjärnor i Merzò (2009), Moretti&Vitali 2013, Efterord av Paolo La-gazzi, Försida av Tomaso Kemeny, Översättning av Caroline Kocjancic. È curatrice del volume La poesia, il sacro, il sublime (FaraEditore, 2009: atti dell’omonimo convegno svoltosi a Milano, in collaborazione con Alessandro Ram-berti), del convegno Etica e bellezza e del relativo volume Etica e bellezza. Atti del Convegno. Lugano, 26 novembre 2013 (I Quaderni del P.E.N., GuaraldiLAB/EUSI, 2014). È antologizzata nel volume Poeti cristiani latini dei primi secoli. Tradotti da poeti italiani contemporanei, a cura di Vincenzo Guarracino (Mimep-Docete, Pessano con Bornago, Milano, 2017) con sue traduzioni dal latino di alcune epigrafi sepolcrali. All’interno del Festival di Musica Sacra In Principio - realizzata con il sostegno e la collaborazione della Diocesi di Padova e del Teatro Stabile del Veneto–Teatro Nazionale - l’Orchestra di Padova e del Veneto ha eseguito il concerto, in prima esecuzione assoluta, Una croce trafitta d’amore, sul testo poetico di Adele Desideri Io chiedo, tratto dalla raccolta inedita L’eremo dei pensieri sospesi (Partitura a cura delle Edizioni Suvini e Zerboni, Milano, settembre 2017). Direttore d’orchestra il Maestro Clara Galuppo, soprano Giulia Bolcato, compositore il Maestro Andrea Mannucci. Direttore musicale e artistico dell’orchestra di Padova e del Veneto Maestro Marco Angius. Chiesa di San Francesco in Padova, 8 settembre 2017 Il Maestro Andrea Mannucci ha composto il Concerto per orchestra d’archi La figlia della memoria (2017), ispirato all’omonimo romanzo di Adele Desideri, La figlia della memoria (Moretti&Vitali 2016), partitura a cura delle Edizioni Suvini e Zerboni (Sugarmusic Spa), Milano, 1 dicembre 2017. Prima esecuzione assolu-ta all’interno del Concerto Da Bach ai giorni nostri: “il suono italiano” tra passato e presente. Violino Miranda Mannucci, Orchestra d’archi NED Ensemble, Direttore Andrea Mannucci. Musiche di J. S. Bach, O. Respighi, A. Mannucci, L. Vago. Parco Villa Concordia, Robbiate, Lecco, 22 giugno 2019.